![]() di dicembre 2002 |
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Accadueò è una campagna di informazione e sensibilizzazione sul tema dell’acqua, rivolta in particolare alla cittadinanza fanese, che si pone l’obiettivo ambizioso di diffondere spunti di riflessione per ottenere consapevolezza, riduzione degli sprechi e dell’inquinamento, capacità di scelte sostenibili. Accadueò è proposta da Associazione Lupus in fabula, Rete di Lilliput, Associazione Argonauta, Associazione Laboratorio di ecologia all’aperto "Stagno Urbani", WWF Fano, Cooperativa Mondo solidale, tutte realtà del volontariato della nostra città impegnate nei settori dell’ambiente, della solidarietà internazionale, dei diritti civili. Accadueò, inoltre, vede l’adesione della Provincia di Pesaro e Urbino, del Comune di Fano, dell’ASET, del Centro di Educazione Ambientale "Casa Archilei" e del Laboratorio "Fano Città dei Bambini". Le azioni previste sono molteplici e diversificate: dalla realizzazione di percorsi didattici per gli alunni delle scuole elementari e medie, all’organizzazione di un concorso fotografico, al restauro di una fontana individuata nel territorio provinciale. Non mancheranno dei convegni sul tema e verranno realizzate una serie di schede informative da diffondere alla cittadinanza ed opuscoli didattici pensati per gli insegnanti. La conclusione della campagna avrà luogo a Giugno 2003, con una festa conclusiva utile per tirare le somme e progettare nuove iniziative. Il mensile "La Moretta" ospi terà una serie di schede tematiche, di cui la presente è quella introduttiva. Parleremo di ecosistema acquatico e cementificazione dei fiumi, di inquinamento industriale, agricolo e domestico, di agricoltura e desertificazione, degli aspetti politici e sociali legati all’acqua, della speculazione delle acqua minerali e del risparmio idrico. Con protagonista sempre lei, l’acqua. Diffonderemo tutto il materiale prodotto, infine, in occasione di banchetti, eventi, manifestazioni. Vi chiediamo di seguirci, sicuri che ne varrà la pena; del resto, l’acqua sta diventando ogni giorno più preziosa e noi tutti dovremmo imparare a ridurre al minimo sprechi e consumi. Poche verità hanno valore universale: che la vita dipende dall’acqua è una di queste. Essa è ovunque: sopra, sotto, ma soprattutto dentro di noi: le piante, gli animali e gli esseri umani non potrebbero farne a meno. Per quanto ci riguarda, costituisce i ¾ dei nostri muscoli e del nostro cervello, partecipa da protagonista all’assimilazione del cibo, porta nutrimento ed ossigeno alle cellule e rimuove i prodotti di scarto attraverso il sangue ed il sistema linfatico, lubrifica ogni giuntura del nostro corpo e rappresenta il suo naturale impianto di aria condizionata grazie alla sudorazione. Un corpo umano può contenerne fino a 47 litri e, parafrasando un celebre motto, si può realmente affermare che noi siamo quello che beviamo. Ma benché essa sia una risorsa rinnovabile, le cui riserve sono continuamente reintegrate attraverso un grande ciclo naturale, in molte zone della Terra scarseggia. In altre, invece, è abbondante, ma la qualità viene continuamente peggiorata dall’inquinamento e dall’incuria dell’uomo, e la disponibilità di acqua dolce proveniente da fiumi e sottosuolo si fa progressivamente sempre più inadeguata. Si tratta di veri e propri attentati alle risorse idriche, inaccettabili forme di violenza: non c’e’ perciò da meravigliarsi se, per la sua conquista, vengono combattute delle guerre, proprio come per la conquista di altre materie essenziali per la vita umana. Inoltre, va considerato che il numero degli esseri umani e lo loro necessità potranno crescere, ma le risorse idriche mondiali rimarranno sempre costanti. Così, se la domanda di acqua dolce è triplicata dal 1950 ad oggi a causa dell’incremento demografico e delle moderne abitudini di vita, e si prevede che raddoppi entro il 2050, contemporaneamente la sua disponibilità pro capite a livello mondiale è diminuita da 17.000 a 7.500 metri cubi. Eppure non abbiamo ancora capito, né riconosciuto, che le disponibilità di acqua non sono infinite, e che i mutamenti dell’ambiente dovuti all’uomo sono di tale portata ed avvengono così rapidamente che il meccanismo con il quale la natura stessa provvede a fornire e depurare l’acqua rischia di diventare insufficiente. È necessaria una nuova consapevolezza del fatto che la rarità crescente delle risorse di acqua dolce ed il cattivo uso che ne viene ancora fatto, minacciano gravemente le possibilità di uno sviluppo sostenibile del nostro pianeta. La superficie della Terra è coperta per il 71% di acqua; di questa, però, più del 97% è salata, presente nei mari e negli oceani, mentre poco più di un altro 2% è trattenuto nei ghiacciai: in definitiva, ne resta disponibile solo l’1% del totale. Riferendoci solo all’acqua dolce – circa il 3% del totale – emerge che di questa il 68,9% si trova appunto nei ghiacciai e nelle nevi perenni, il 29,9% nelle falde sotterranee, lo 0,9% nell’umidità suolo/aria e lo 0,3% in superficie, di cui la maggior parte nei laghi. In altre parole, l’acqua dolce superficiale (laghi e fiumi) rappresenta lo 0,008% dell’acqua totale presente sul nostro pianeta! Eppure, malgrado tale percentuale minima, le acque dolci, sia superficiali sia sotterranee, sarebbero ancora sufficienti a livello globale a soddisfare le esigenze umane. Il problema è rappresentato dalla loro cattiva ripartizione geografica: il Canada, ad esempio, dispone di risorse praticamente illimitate d’acqua di buona qualità, almeno 100 volte in più per abitante rispetto all’Egitto. Va anche osservato che fra disponibilità ed accesso all’acqua non esiste necessariamente una relazione diretta. Così in Brasile o in Zaire, dove ne troviamo grandi quantitativi, molta parte della popolazione non ha accesso all’acqua potabile, mentre in California, nonostante la penuria idrica, ogni abitante ne utilizza circa 4.000 litri al giorno, ed un italiano in media ne consuma quotidianamente la quantità che un africano nelle zone desertiche consuma in 6 mesi, cioè 231 litri. Così avviene che un miliardo di persone nel mondo non ha acqua potabile, ed altri due miliardi non ne ha un rifornimento adeguato; la metà dell’umanità non dispone di sistemi fognari efficienti ed ogni anno decine di milioni di persone - di cui 6.000 bambini ogni giorno – muoiono per dissenteria ed altre malattie causate dall’ingestione di acqua non potabile. Questi cittadini sono soprattutto abitanti dei Paesi del Sud del mondo. Le prime forme di vita apparvero 3,5 miliardi di anni fa nelle acque oceaniche: si trattava di cellule quasi invisibili, che continuarono nel corso dei millenni ad aggregarsi, generando organismi sempre più complessi e differenziati. Circa 800 milioni di anni fa comparvero i primi protozoi e nei successivi 200 milioni di anni si svilupparono animali simili a meduse, a ricci ed a stelle marine. Fino a 360 milioni di anni fa l’acqua rimase l’unico ambiente in cui poté manifestarsi la vita, poi iniziarono a comparire animali sempre più complessi ed in grado di sopravvivere anche sulla terra. Venne quindi il momento dei dinosauri, che con la loro estinzione - 65 milioni di anni or sono - favorirono la diffusione dei mammiferi; i primi ominidi apparvero, infine, circa 4 milioni di anni fa. Con la sua comparsa, l’uomo cambiò inevitabilmente anche la "storia" dell’acqua e si rapportò a lei con modalità differenti in relazione ai diversi periodi storici. Nella nostra cultura occidentale, sono individuabili delle tappe precise. - Il tempo del mito Fu l’era delle acque lustrali e delle fonti guaritrici, delle fontane di gioventù e delle divinità acquatiche: ma non va considerata archeologia. Una rapida occhiata ai nostri comportamenti quotidiani ne riflette, infatti, tutta l’attualità. Senza sforzarci di andare a cercare nelle nostre campagne i riti propiziatori – come ad esempio i pellegrinaggi alle fonti per far cadere la pioggia – è sufficiente considerare semplicemente la pubblicità dei nostri media: creme idratanti, bagni rilassanti e acque minerali cariche di ogni virtù e di ringiovanimento dominano i nostri sogni. E ad ogni passo di questi irrazionali discorsi è presente l’appello agli antichi miti. In definitiva, è la centralità dell’acqua rispetto ai bisogni individuali e collettivi dell’uomo che da sempre ne spiegano anche la centralità simbolica. - Il tempo dell’addomesticamento Uscito, per così dire, dal limbo dell’adorazione sacra, l’uomo intrattenne con l’acqua rapporti più fraterni, anche se sempre molto rispettosi. Le chiese di favorire le coltivazioni accettando di abbandonare il suo normale cammino per irrigare i campi, poi le chiese di accettare di lasciarsi imprigionare per un istante nei tubi per sgorgare al centro delle città, dove venne utilizzata non solo per necessità ma anche per piacere. Nata con i Sumeri, quest’era svanirà con la fine dell’Impero romano per rinascere di nuovo oggi. - Il tempo della dissuefazione Fu un’epoca secca: le turbolenze che precedettero il Medioevo provocarono, nelle città, un regresso nel rapporto con l’acqua; i pozzi individuali ebbero la meglio sugli acquedotti collettivi. Le difficoltà di approvvigionamento costrinsero le popolazioni ad accontentarsi di un mediocre sistema di alimentazione. Le fontane rimasero solo come oggetto decorativo di piazze e giardini. La Controriforma, proibendo l’acqua dell’edonismo e del piacere sensuale, accentuò questa dissuefazione. - Il tempo dello spreco Ha inizio solo ieri, alla fine del XIX secolo, con la scoperta del comfort e del concetto di potabilità. È l’era dell’igiene trionfante, le stanze da bagno ed il sistema fognario diventano le insegne della civiltà urbana, segni indiscutibili del progresso. Ma è anche il tempo dello spreco e dell’inquinamento. Sorprendentemente, si assiste al ritorno di tutti i vecchi miti dell’era primaria e le superstizioni delle prime epoche storiche, quasi a chiudere il cerchio. L’ACQUA FRA CULTURA E SIMBOLISMO Il simbolismo legato all’acqua è influenzato, nella tradizione occidentale, sia dai miti e dalle leggende del mondo pagano, sia dalla forte valenza culturale introdotta dal cristianesimo, in un sincretismo che attraverserà tutte le epoche storiche fino a giungere ai nostri giorni. Da sempre, nella nostra cultura, il modo di considerare l’acqua si fonda sull’antico simbolismo di purezza e su innumerevoli riti di purificazione, sia pagani sia cristiani. L’acqua che libera dai peccati con il battesimo ed i riti religiosi della benedizione delle campagne con l’acqua santa sono solo gli esempi più noti. Del resto, la stessa metafora che ha sempre accomunato l’acqua corrente alla vita ed alla fertilità avvicina l’acqua stagnante alla morte, che il più delle volte si concretizza in presenze terrificanti e pericolose. Molte sono le leggende che ricollegano draghi ed altri esseri mostruosi agli ambienti paludosi, dove l’acqua è elemento ostile, nauseabondo e portatore di malattie per uomini e animali L’acqua ha naturalmente avuto da sempre anche un ruolo terapeutico, magico e miracolistico. Così, nella tradizione popolare, la frequentazione delle sorgenti e delle fontane ritenute medicamentose non è mai venuta meno fino ai nostri giorni. La loro sacralità si perde nella notte dei tempi, e se la tradizione pagana le associava alle ninfe, quella cristiana le ha accostate in particolare a Sant’Agnese o alla Vergine Maria e nelle loro vicinanze ha edificato cappelle e santuari, organizzandovi processioni con relative immersioni di fedeli. L’esempio probabilmente più noto è rappresentato dall’apparizione della Vergine a Lourdes, avvenuta, appunto, in una fontana. L’acqua che guarisce i corpi e purifica l’anima. Ma l’acqua è anche fonte di avversione e di pregiudizi, sia di natura sessuale sia igienica e sanitaria. Non è raro trovare, ad esempio, nella tradizione letteraria e popolare dei secoli scorsi, il sesso femminile accostato all’immagine della palude, definito putrido e mortalissimo, oppure gorgo senza fondo, e per questo temibile e pericoloso. Come anche frequenti sono gli esempi di relazione dirette fra prolungati contatti con l’acqua e comparsa di febbri violente e morti improvvise. L’acqua fa anche male, dunque, ed il concetto di un suo uso parsimonioso sia per l’alimentazione sia per la pulizia attraversa tutte le società occidentali, in certi casi almeno fino alla fine dell’800. Essa causa malattie gastroenteriche, e più in generale il bagno debilita e quindi espone ad ogni genere di malanni. È naturale in questo contesto contrapporla al vino, esaltato nella tradizione popolare come sangue dell’uomo o antidoto alle più svariate malattie, a differenza dell’acqua che accorcia la vita e provoca tristezza e malinconia. L’acqua può essere temibile sotto altri aspetti, ed il suo utilizzo a fini igienici può nascondere anche una serie di pericoli morali. Così, se nei culti pagani la si lega alla fecondità della donna, il cristianesimo tende ad annullare questa valenza, esaltando la verginità femminile ed allontanando l’acqua dal corpo, soprattutto in relazione all’igiene intima. In questo contesto, ad esempio, la donna virtuosa si lava con parsimonia, a differenza delle attrici e delle prostitute che per le loro attività sono costrette a frequenti bagni. Tale concezione, legata alla preoccupazione morale di evitare mollezze, compiacimenti e pericolose autocontemplazioni del proprio corpo, frenerà per lunghi secoli la diffusione dell’igiene personale. Con l’800 l’acqua inizia ad essere collegata ad un codice sociale che si precisa nelle attenzioni igieniche e che favorisce la scoperta del corpo ed una nuova percezione di esso. La stanza da bagno, che si diffonde fra la borghesia ottocentesca, diventa il luogo più segreto della casa, dove sbarazzarsi di parrucche, busti, protesi varie e vedersi non nella propria apparenza sociale, ma nella propria totale nudità. Ed è proprio con il XIX secolo che qualcosa cambia, ed il bagno inizia ad essere una prassi comune, giornaliera o settimanale a seconda delle diverse gerarchie sociali. L’acqua torna a sgorgare nelle città, condotta da nuovi acquedotti e smaltita dai primi impianti fognari. Fioriscono le città termali e rinasce il piacere dell’igiene e del contatto con lei: le scoperte di Koch sul mondo dei batteri contribuiscono in modo non secondario a tale svolta.
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